Castello di Padernello: la Dama Bianca che torna ogni 10 anni

 

 

 

padernello

 

Riecco la Dama Bianca. L’ultima volta è accaduto nell’anno 2000. Rigorosamente dieci anni dopo, come vuole la tradizione, riecco la Dama Banca: ovvero il fantasma del castello di Padernello. La leggenda, infatti, vuole che lei, la dolce fanciulla morta nel secolo XV cadendo dalla camminata di ronda del maniero Martinengo, si rifaccia viva ogni dieci anni, la stessa notte in cui perì: il 20 luglio di quell’estate lontana.

Si chiamava Biancamaria, era figlia di Gaspare Martinengo, fratello di Bernardino che viveva nel maniero sito tra i grandi boschi della Bassa. Il padre, soldato di ventura al soldo di Venezia, aveva portato sua figlia a Padernello da Brescia, dove abitava in un arcigno palazzo in via delle Cossere. Era cagionevole la bambina. L’idea era venuta a Bernardino, signore di quel feudo: «Chissà – aveva suggerito a Gaspare – che Padernello non faccia il miracolo».ù

Dieci anni di attesa
L’ultima volta, sì proprio dieci anni, quando la Dama si è degnata di mostrarsi, Padernello venne assalito da migliaia di persone in attesa. Perché? La gente è strana, considera la razionalità un pregio, tutti se ne fregiano e poi… Ora ecco arrivato un altro 20 luglio, quello buona stavolta. Ci sarà un’altra apparizione? Succederà anche nel 2010? Perché no?
Dieci anni di attesa non sono pochi. Chi, due lustri fa, era a Padernello e aveva, per esempio, solo dieci anni di vita e aveva visto quello che aveva visto, si sta ancora chiedendo se quella visione (ora che l’età s’è raddoppiata e la capacità di sognare si è invece dimezzata) fosse magia vera. Un fatto è inequivocabile: quel fantasma al femminile è diventato famoso, lo conoscono tutti e non solo in Lombardia. Ora che una scrittrice inglese che vive tra l’America e l’Italia, Corbit Nesta, e scrive per una casa editrice americana (la «Lungh House Stories» con sede a Washington), ne ha reinventato la storia; ora che un compositore, Eugenio Catina, ha composto per lei un pezzo per chitarra che ben presto sarà presentato a Padernello, eseguito dalla chitarrista polacca Maria Vittoria Jedlowski; ora che l’attore e drammaturgo Piero Domenicaccio ne ha tratto un testo teatrale che aspetta la messa in scena…. Ora che tutto questo, quelli che arrivano al castello, ma proprio tutti, cercano quell’affascinante fantasma, e non importa quante primavere si ritrovano sulle spalle. E poi è ufficiale: quel Castello nella Bassa è spiritato.

Un Castello… spiritato
Ad affermarlo sono due medium che, arrivati a Padernello dal centro Italia, davanti ad una platea di 300 persone hanno affermato che quel fantasma esiste. Lo abbiamo pesato e misurato. Poco tempo fa, davanti al ponte levatoio del Castello, è stato ritrovato un disk ben avvolto in una protezione. Gli uomini della Fondazione di Padernello lo hanno visionato trovandoci sopra un’immagine della misteriosa ragazza, «fotografata» all’interno del Castello, piano superiore, sfilata delle stanze adibite a camera da letto. Ora, chi lo ha voluto recapitare non è certo un bambino (ne avrebbe avuto ogni diritto!), ma un adulto, e ben attrezzato anche, entrato nel maniero Martinengo covando la segreta speranza di vedere la Dama.
E quest’anno, due lustri dopo l’ultima apparizione, che cosa succederà?

L’attesa del fantasma…
La Damina, ora che il maniero è risorto ed è diventato un centro pulsante della cultura bassaiola (dieci anni fa era abbandonato e cadente), si degnerà ancora di mostrarsi? Sarà contenta o no della piega che hanno preso le cose? Sarà, la delicata, dolce e alternativa Biancamaria, felice delle quarantamila persone che ogni anno visitano la sua tomba oppure no? Chi vivrà vedrà. O meglio, vedrà chi sarà a Padernello martedì prossimo, 20 luglio, fra le 23,30 e la mezzanotte. Cosa vedrà? Qualcosa di misterioso ed emozionante accadrà. Che diamine, questo nostro tempo allo sbando non vorrà comandare anche i fantasmi!
A tutti una raccomandazione, non vociate, non fate finta di essere, a tutti i costi scioccamente razionali, almeno per una sera, per una volta. E che non avvenga ciò che capitò dieci anni fa: chiasso, urla, strepiti. Perché tutti costoro, ovviamente, non potranno né vedere, né sentire niente.
Gian Mario Andrico
Giornale di Brescia 17/07/2010

Storia e leggenda:
vita di Biancamaria fanciulla fragile e sensibile


PADERNELLO
– Correvano gli anni del secolo Decimoquinto. Uno di questi, nel correre via, aveva dato i natali ad una dolce creatura. Era figlia del conte Gaspare Martinengo, uno dei due eredi di quell’Antonio I che il 7 marzo 1443 fu infeudato delle terre di Gabbiano. Gaspare, soldato di ventura al servizio della Serenissima Repubblica veneta, aveva ricevuto in eredità dal padre un severo palazzo, sito in via delle Cossere in Brescia dove, impegni militari permettendo, viveva. Biancamaria nasce in questo palazzo, oggi scomparso. La bambina era deliziosa come raramente la natura si diverte a plasmare le sue creature e suo padre, Gaspare, l’amava teneramente. La sua bellezza era tale che sulla soglia della giovinezza era già stata chiesta in moglie da una schiera di nobili e incantati pretendenti. Ma a Bianca la cosa pareva non interessare. Nella città di Brescia non si parlava d’altro che dello strano e misterioso fascino della «Bambina pallida». Ma Biancamaria ignorava anche questo.
Una famiglia potente

Della potenza di suo padre, della ricchezza della sua famiglia, dei gravosi fatti che intorno a lei la storia consumava verso la fine di quel secolo tormentato che l’aveva vista nascere, Bianca pareva nemmeno accorgersene. Per la verità la nobile rampolla di casa Martinengo mal celava l’insofferenza che sentiva nei confronti del suo tempo: così rude, spesso cupo, sempre brutale. Del suo tempo apprezzava solamente l’immacolata bellezza della natura, che però aveva solo intuito lasciandosi guidare dalla sua inusitata sensibilità, immaginando come poteva essere il mondo al di là di quelle invalicabili finestre strombate del palazzaccio dove abitava. Il fascino di Bianca era grande quanto precaria la sua salute. Suo padre s’affannò a chiamare i più noti cerusici che, dalla lontana Venezia, si sostituivano al capezzale della bambina.
Una fanciulla fragile

Ma Bianca era sofferente nello spirito e se il corpo declinava era solo perché assecondava la parte migliore del suo sentire: tanto fragile, tanto malato, controcorrente. Il conte Gaspare, vista l’impotenza della medicina, si risolse a mandare la figlia dalla città, dove abitava, in campagna, presso la bellissima casa-castello che il fratello di lui, Bernardino Martinengo, aveva appena finito di ristrutturare. Il contado si estendeva a nord sino a vedere la porta di S. Giorgio posta a difesa della fortezza orceana. A sud lambiva le selvagge sponde del fiume Oglio. La località si chiamava Padernello e il Castello che si rispecchiava nelle acque del fossato era favola vera. Biancamaria arriva a Padernello in un giorno freddo di novembre. Doveva avere, se la memoria storica non c’inganna, 13 anni. Ma il soggiorno della Martinenga tra le mura della dimora dello zio doveva essere breve. Infatti, la sua giovane vita si spegneva l’estate dell’anno dopo. Narra infatti la leggenda nata intorno a quei fatti che il giovane fantasma della ragazza ricompare nel Castello. La Dama si mostra ogni dieci anni, la stessa notte in cui perì: era un afoso 20 luglio del 1480.
Vestita di bianco

Si mostra vestita di bianco e reca in mano un libro aperto, tutto d’oro. Il volume pare veramente prezioso, ma non perché realizzato col giallo metallo, bensì perché tra le sue pagine c’è il segreto del suo fascino irresistibile, ricolmo di grazia, d’ogni dolcezza. E fu proprio questa sua alta sensibilità a perderla. Quella notte di luglio, dopo aver scoperto la bellezza di quelle creature plasmate dalla natura, tentò l’incontro. Nel cielo notturno e buio di Padernello scoprì una magia vera: migliaia di luci volavano sopra le acque del fossato vibrando come fuochi fatui. Bianca, incantata, si sporse dalle alte finestre del maniero.

Le strane creature parlavano e parlavano di cose lontane. La giovine impazzì di gioia e sentì di potersi librare nell’aria, finalmente. Ci provò. Cadde nel fossato del Castello di Padernello. Non provò freddo, non dolore, solo il rimpianto perché in quel volo non era riuscita ad avvicinarsi alle luci bianche. Così finì Biancamaria, affogata senza nemmeno sapere che aveva immolato la vita per delle piccole lucciole. Perché il suo fantasma vaga ancora? Perché la Dama vuole rivelare il suo segreto che sta scritto sul libro. Ma a Padernello non ha ancora trovato nessuno che si sia degnato di starla a sentire.

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