Belfagor, il fantasma del Louvre

 

 

Quando lo sceneggiato televisivo Belfagor venne trasmesso dal secondo canale della Rai, nel giugno del 1966, il successo fu enorme.

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Un fantasma si aggira nelle sale del museo parigino  e crea apprensione nei visitatori. La situazione peggiora quando viene rinvenuto il cadavere del capo custode.

Sul mistero indagano l’ispettore Ménardier e il giovane giornalista Jacques Bellgarde. Agiscono poi una serie di strani e inquietanti personaggi. Che ruolo avranno il re dei detective privati Chantecoq e sua fi glia Colette? Per non parlare dell’enigmatica signorina Simone Desroches e della sua governante scandinava Elsa Bergen. E lo spasimante di Simone, Maurice de Thouars – un nobile decaduto in cerca di soldi – cosa c’entra con Belfagor?

Durante le indagini si verificano fatti inspiegabili e gli inquirenti ricevono allarmanti minacce dal fantasma. L’interrogativo che aleggia è sulla vera identità di Belfagor: si tratta davvero di uno spettro in cerca di vendetta?

 

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In seguito al ritrovamento di un importante sarcofago egizio giacente nei magazzini, il direttore del museo del Louvre convoca per una consulenza l’egittologa Glenda Spencer. Tirato fuori e sottoposto ad analisi, il corpo mummificato si risveglia e provoca il corto circuito di tutti gli impianti elettrici e dei sistemi d’allarme del museo. Anche le abitazioni intorno subiscono lo stesso danno. Lisa, che abita lì vicino con la nonna Geneviève, chiama l’elettricista Martin. Tra i due scatta una immediata attrazione. Quando Martin torna una seconda volta, i due scendono in cantina, trovano tra i lavori in corso per un parcheggio un grande passaggio aperto, si infilano e spuntano con grande sorpresa nei sotterranei del Louvre. Visti dai custodi che stanno dando la caccia agli infiltrati, i due si dividono. Lo spirito della mummia vede Lisa ed entra nel suo corpo. Due custodi sono morti, e l’ispettore Verlac, chiamato dal direttore, comincia ad indagare. Lisa, dominata da Belfagor, semina terrore e morte. Catturata dopo un ulteriore appostamento, Lisa viene rinchiusa in cella. Riesce però a fuggire, torna al Louvre, proprio quando Glenda è riuscita a ricostruire tutte le componenti della cerimonia del trapasso dell’anima. Appena si spalancano le porte dell’al di là, lo spirito di Belfagor esce e lascia libera Lisa.

 

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CECINA. Ve lo ricordate Belfagor, il fantasma del Louvre con cappuccio, maschera e mantello che la tv in bianco e nero degli anni ’60 trasmetteva negli orari più impossibili? Ecco, potrebbe anche esserci tornato, al Louvre. Naturalmente una “comparsata” curiosa, in questo caso fotografica, che nel museo parigino ha provocato scompiglio e sorrisetti, ma sta lanciando però a livello mediatico (grazie ad un settimanale e all’interessamento di alcuni talk show televisivi) il cecinese Marco Filippeschi, dipendente della Pubblica assistenza con passione per la fotografia.

«Ero al Louvre e mi stavo riposando su una panchina vicino all’ingresso dell’ala Denon, sotto la piramide in vetro – ha raccontato – ho appoggiato la reflex tenendo aperto l’otturatore per trenta secondi: volevo catturare la scia delle persone che passavano. Quando poi ho guardato la foto sullo schermo della fotocamera, ho notato l’alone somigliante ad una sagoma umana immobile davanti al muro che avevo immortalato».

 

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Filippeschi ha mostrato l’immagine sul mini-schermo alla cassiera del Louvre. «È sbiancata e se ne è andata gridando: il fantasma! il fantasma!». Così è arrivata un’altra cassiera con un responsabile: «Prima volevano fotografare il led
della mia digitale, poi mi hanno chiesto proprio tutta la fotocamera. Forse me la volevano sequestrare, e io me ne sono andato. Ma una dipendente, mentre uscivo, mi ha detto: da un po’ di tempo accadono cose strane…» Che Belfagor abbia voglia di tornare in servizio permanente effettivo?

http://iltirreno.gelocal.it/regione/2013/02/15/news/pensate-ho-fotografato-belfagor-1.6544431