Più di 61.000 costruzioni Maya, sepolte sotto la intricata selva tropicale del Guatemala, sono state identificate da uno speciale tipo di radar basato sul laser, il LiDAR, che dall’alto ha mappato un’area di oltre 2.000 chilometri quadrati. La scoperta, descritta sulla rivista Science dall’Università di Tulane in Louisiana, può fornire elementi per rivedere in molti aspetti la storia di quell’antica civiltà, a partire dalla demografia fino all’agricoltura ed economia. “E’ praticamente impossibile vedere qualcosa dall’alto sopra la selva in Guatemala, per via dello strato di foglie, rami e terra prodotto dagli alberi”, commenta Annabel Ford, dell’università della California di Santa Barbara, che ha partecipato allo studio.
Mappate 12 aree nella zona di Peten
Proprio per via della vegetazione così folta, finora era stato molto complicato scoprire nuovi siti Maya nell’area centrale delle pianure in cui vivevano, e avere dati sulla loro urbanizzazione, uso della terra e organizzazione politica. Con la mappatura aerea del lidar, tecnica di telerilevamento che permette di determinare la distanza di un oggetto o di una superficie utilizzando un impulso laser, il gruppo guidato da Marcello Canuto, ha rilevato antiche strutture, strade e aspetti dell’agricoltura su vasta scala. Hanno mappato 12 diverse aree nella zona di Peten, Guatemala, per raccogliere più dati sulle caratteristiche di questa zona.
Nella città vissero 11 milioni di persone
In questo modo hanno potuto stimare che nel periodo Tardo classico, cioè tra il 650 e 800 d.C, in quell’area hanno vissuto oltre 11 milioni di persone, una cifra che si accorda con le stime fatte in precedenza. Ma una popolazione di tali dimensioni deve aver praticato l’agricoltura in modo più esteso di quanto pensato finora, probabilmente modificando in modo pesante il territorio per convertire ad uso agricolo le paludi e gli acquitrini della zona. E’ stata inoltre trovata una rete di strade che collegavano tra loro città distanti, alcune delle quali anche ben fortificate.
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